Un viaggio segnato dalla tristezza

Ma cosa hanno visto, quei bambini! Guardate questo: hanno visto anche un bambino annegare. Questo i bambini l’hanno nel cuore! Davvero, oggi era da piangere. Questi bambini hanno nella memoria questo! E ci vorrà tempo per elaborarlo. Guardate questo: il sole che vede e piange. Ma se il sole è capace di piangere, anche noi: una lacrima ci farà bene.

VISITA DEL SANTO PADRE FRANCESCO A LESVOS (GRECIA)

Sabato 16 aprile 2016

VISITA AI RIFUGIATI, Moria refugee camp, Lesvos

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Cari fratelli e sorelle,

oggi ho voluto stare con voi. Voglio dirvi che non siete soli. In questi mesi e settimane, avete patito molte sofferenze nella vostra ricerca di una vita migliore. Molti di voi si sono sentiti costretti a fuggire da situazioni di conflitto e di persecuzione, soprattutto per i vostri figli, per i vostri piccoli. Avete fatto grandi sacrifici per le vostre famiglie. Conoscete il dolore di aver lasciato dietro di voi tutto ciò che vi era caro e – quel che è forse più difficile – senza sapere che cosa il futuro avrebbe portato con sé. Anche molti altri, come voi, si trovano in campi di rifugio o in città, nell’attesa, sperando di costruire una nuova vita in questo continente.

Sono venuto qui con i miei fratelli, il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos, semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede, desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità.

Dio ha creato il genere umano perché formi una sola famiglia; quando qualche nostro fratello o sorella soffre, tutti noi ne siamo toccati. Tutti sappiamo per esperienza quanto è facile per alcune persone ignorare le sofferenze degli altri e persino sfruttarne la vulnerabilità. Ma sappiamo anche che queste crisi possono far emergere il meglio di noi. Lo avete visto in voi stessi e nel popolo greco, che ha generosamente risposto ai vostri bisogni pur in mezzo alle sue stesse difficoltà. Lo avete visto anche nelle molte persone, specialmente giovani provenienti da tutta l’Europa e dal mondo, che sono venute per aiutarvi. Sì, moltissimo resta ancora da fare. Ma ringraziamo Dio che nelle nostre sofferenze non ci lascia mai soli. C’è sempre qualcuno che può tendere la mano e aiutarci.

Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi: non perdete la speranza! Il più grande dono che possiamo offrirci a vicenda è l’amore: uno sguardo misericordioso, la premura di ascoltarci e comprenderci, una parola di incoraggiamento, una preghiera. Possiate condividere questo dono gli uni con gli altri. Noi cristiani amiamo narrare l’episodio del Buon Samaritano, uno straniero che vide un uomo nel bisogno e immediatamente si fermò per soccorrerlo. Per noi è una parabola che si riferisce alla misericordia di Dio, la quale si rivolge a tutti. Lui è il Misericordioso. È anche un appello a mostrare quella stessa misericordia a coloro che si trovano nel bisogno. Possano tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle in questo continente, come il Buon Samaritano, venirvi in aiuto in quello spirito di fraternità, solidarietà e rispetto per la dignità umana, che ha contraddistinto la sua lunga storia.

Cari fratelli e sorelle, Dio benedica tutti voi, in modo speciale i vostri bambini, gli anziani e coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Vi abbraccio tutti con affetto. Su di voi e su chi vi accompagna invoco i doni divini di fortezza e di pace.

Discorso di Sua Beatitudine Ieronymos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia

È con grandissima gioia che accogliamo oggi a Lesvos il Capo della Chiesa Cattolica Romana, Papa Francesco.

Consideriamo cruciale la sua presenza sul territorio della Chiesa di Grecia, cruciale perché portiamo insieme all’attenzione del mondo intero, cristiano e non cristiano, l’attuale tragedia della crisi dei rifugiati.

Ringrazio calorosamente Sua Santità e mio amato fratello in Cristo, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, che ci benedice con la sua presenza come il Primo dell’Ortodossia, e ci unisce con la sua preghiera, cosicché la voce delle Chiese risuoni più forte e sia ascoltata fino ai confini del mondo civile.

Oggi uniamo le nostre voci nel condannare lo sradicamento e nel denunciare ogni forma di svalutazione della persona umana.

Da questa isola di Lesvos, spero che abbia inizio un movimento mondiale di consapevolezza per un cambiamento dell’attuale situazione da parte di coloro che hanno nelle mani il destino delle nazioni e per riportare la pace e la sicurezza per ogni casa, per ogni famiglia e per ogni cittadino.

Purtroppo non è la prima volta che denunciamo le politiche che hanno portato queste persone a trovarsi in questa situazione drammatica. Tuttavia noi agiremo, fino a che si ponga fine a tale aberrazione e svalutazione della persona umana.

Non abbiamo bisogno di dire molte parole. Soltanto quelli che hanno incrociato lo sguardo di quei piccoli bambini che abbiamo incontrato nei campi dei rifugiati, potranno immediatamente riconoscere, nella sua totalità, la “bancarotta” dell’umanità e della solidarietà che l’Europa ha dimostrato in questi ultimi anni a queste persone e non soltanto a loro.

Sono orgoglioso del popolo greco, che, anche se alle prese con le proprie difficoltà, sta contribuendo a rendere il Calvario (Golgota) dei rifugiati un po’ meno pesante, il loro cammino in salita un po’ meno duro.

La Chiesa di Grecia ed io personalmente, piangiamo le troppe vite perse nell’Egeo. Abbiamo già fatto tanto e continueremo a farlo per affrontare questa crisi dei rifugiati, tanto quanto le nostre capacità ce lo consentiranno. Vorrei concludere questa dichiarazione presentando una sola richiesta, un unico appello, un’unica provocazione: le Agenzie delle Nazioni Unite, con la grande esperienza che hanno da offrire, affrontino finalmente questa tragica situazione che stiamo vivendo. Spero di non vedere mai più bambini gettati sulle rive dell’Egeo. Spero di vederli presto in questi stessi luoghi, godere sereni la loro infanzia.

Discorso di Sua Santità Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli

Carissimi fratelli e sorelle,

Adorati giovani e bambini,

Abbiamo viaggiato fin qui per guardar nei vostri occhi, sentire le vostre voci e tenere le vostre mani nelle nostre. Abbiamo viaggiato fin qui per dirvi che ci preoccupiamo di voi. Abbiamo viaggiato fin qui perché il mondo non vi ha dimenticato.

Con i nostri fratelli, Papa Francesco e l’Arcivescovo Ieronymos, oggi siamo qui per esprimere la nostra solidarietà e il sostegno al popolo greco che vi ha accolto e si è preso cura di voi. E noi siamo qui per ricordarvi che - anche quando le persone ci voltano le spalle – “Dio è per noi rifugio e fortezza, nostro aiuto nelle angosce. E perciò non dobbiamo avere paura "(Sal 45, 2-3).

Sappiamo che siete venuti da aree di guerra, fame e sofferenza. Sappiamo che i vostri cuori sono pieni di ansia per le vostre famiglie. Sappiamo che siete alla ricerca di un futuro più sicuro e più luminoso.

Abbiamo pianto mentre vedevamo il Mediterraneo diventare una tomba per i vostri cari. Abbiamo pianto vedendo la simpatia e la sensibilità del popolo di Lesbo e delle altre isole. Ma abbiamo pianto anche quando abbiamo visto la durezza dei cuori dei nostri fratelli e sorelle - i vostri fratelli e sorelle – chiudere le frontiere e voltare le spalle.

Coloro che hanno paura di voi non hanno guardato nei vostri occhi. Coloro che hanno paura di voi non vedono i vostri volti. Coloro che hanno paura di voi non vedono i vostri figli.

Essi dimenticano che la dignità e la libertà vanno aldilà della paura e della divisione. Dimenticano che l’emigrazione non è un problema del Medio Oriente e dell'Africa del Nord, dell'Europa e della Grecia. E’ un problema del mondo.

Il mondo sarà giudicato dal modo in cui vi ha trattato. E saremo tutti responsabili per il modo in cui rispondiamo alla crisi e al conflitto nelle vostre regioni di origine.

Il Mediterraneo non deve essere una tomba. Si tratta di un luogo di vita, di un crocevia di culture e civiltà, di un luogo di scambio e di dialogo. Per riscoprire la sua vocazione originaria, il Mare Nostrum, e più precisamente il Mar Egeo, dove ci riuniamo oggi, deve diventare un mare di pace. Preghiamo perché i conflitti in Medio Oriente, che sono alla radice della crisi migranti, cessino rapidamente e che sia ripristinata la pace. Preghiamo per tutti i popoli di questa regione. In particolare vorremmo sottolineare la drammatica situazione dei cristiani in Medio Oriente, così come quella delle altre minoranze etniche e religiose della regione, che hanno bisogno di interventi urgenti, se non vogliamo vederli scomparire.

Vi promettiamo che non vi dimenticheremo mai. Non smetteremo mai di parlare per voi. E vi assicuriamo che faremo di tutto per aprire gli occhi e il cuore del mondo.

La pace non è la fine della storia. La pace è l'inizio di una storia legata al futuro. L'Europa dovrebbe saperlo meglio di qualsiasi altro continente.

Questa bellissima isola in cui ci troviamo in questo momento è solo un punto nella carta geografica.

Per dominare il vento e il mare in burrasca, Gesù, come racconta Luca, intimò al vento di arrestarsi, quando la barca sulla quale si trovava insieme ai suoi discepoli era in pericolo. Alla fine, dopo la tempesta, tornò la calma.

Dio ti benedica. Dio vi protegga. E Dio vi doni forza.

DICHIARAZIONE CONGIUNTA DI SUA SANTITÀ BARTOLOMEO, PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI, DI SUA BEATITUDINE IERONYMOS, ARCIVESCOVO DI ATENE E DI TUTTA LA GRECIA E DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Noi, Papa Francesco, Patriarca Ecumenico Bartolomeo e Arcivescovo di Atene e di Tutta la Grecia Ieronymos, ci siamo incontrati sull’isola greca di Lesbo per manifestare la nostra profonda preoccupazione per la tragica situazione dei numerosi rifugiati, migranti e individui in cerca di asilo, che sono giunti in Europa fuggendo da situazioni di conflitto e, in molti casi, da minacce quotidiane alla loro sopravvivenza. L’opinione mondiale non può ignorare la colossale crisi umanitaria, che ha avuto origine a causa della diffusione della violenza e del conflitto armato, della persecuzione e del dislocamento di minoranze religiose ed etniche, e dallo sradicamento di famiglie dalle proprie case, in violazione della dignità umana, dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo.

La tragedia della migrazione e del dislocamento forzati si ripercuote su milioni di persone ed è fondamentalmente una crisi di umanità, che richiede una risposta di solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno di risorse. Da Lesbo facciamo appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio, affrontando questa enorme crisi umanitaria e le cause ad essa soggiacenti, mediante iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti, sia in Medio Oriente sia in Europa.

Come capi delle nostre rispettive Chiese, siamo uniti nel desiderio della pace e nella sollecitudine per promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione. Mentre riconosciamo gli sforzi già compiuti per fornire aiuto e assistenza ai rifugiati, ai migranti e a quanti cercano asilo, ci appelliamo a tutti i responsabili politici affinché sia impiegato ogni mezzo per assicurare che gli individui e le comunità, compresi i cristiani, possano rimanere nelle loro terre natie e godano del diritto fondamentale di vivere in pace e sicurezza. Sono urgentemente necessari un più ampio consenso internazionale e un programma di assistenza per affermare lo stato di diritto, difendere i diritti umani fondamentali in questa situazione divenuta insostenibile, proteggere le minoranze, combattere il traffico e il contrabbando di esseri umani, eliminare le rotte di viaggio pericolose che attraversano l’Egeo e tutto il Mediterraneo, e provvedere procedure sicure di reinsediamento. In questo modo si potrà essere in grado di assistere quei Paesi direttamente impegnati nell’andare incontro alle necessità di così tanti nostri fratelli e sorelle che soffrono. In particolare, esprimiamo la nostra solidarietà al popolo greco che, nonostante le proprie difficoltà economiche, ha risposto con generosità a questa crisi.

Insieme imploriamo solennemente la fine della guerra e della violenza in Medio Oriente, una pace giusta e duratura e un ritorno onorevole per coloro che sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Chiediamo alle comunità religiose di aumentare gli sforzi per accogliere, assistere e proteggere i rifugiati di tutte le fedi e affinché i servizi di soccorso, religiosi e civili, operino per coordinare le loro iniziative. Esortiamo tutti i Paesi, finché perdura la situazione di precarietà, a estendere l’asilo temporaneo, a concedere lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei, ad ampliare gli sforzi per portare soccorso e ad adoperarsi insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per una fine sollecita dei conflitti in corso.

L’Europa oggi si trova di fronte a una delle più serie crisi umanitarie dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per affrontare questa grave sfida, facciamo appello a tutti i discepoli di Cristo, perché si ricordino delle parole del Signore, sulle quali un giorno saremo giudicati: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. […] In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,35-36.40).

Da parte nostra, in obbedienza alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, decidiamo con fermezza e in modo accorato di intensificare i nostri sforzi per promuovere la piena unità di tutti i cristiani. Riaffermiamo con convinzione che «riconciliazione [per i cristiani] significa promuovere la giustizia sociale all’interno di un popolo e tra tutti i popoli […]. Vogliamo contribuire insieme affinché venga concessa un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa» (Charta Oecumenica, 2001). Difendendo i diritti umani fondamentali dei rifugiati, di coloro che cercano asilo, dei migranti e di molte persone che vivono ai margini nelle nostre società, intendiamo compiere la missione di servizio delle Chiese nel mondo.

Il nostro incontrarci oggi si propone di contribuire a infondere coraggio e speranza a coloro che cercano rifugio e a tutti coloro che li accolgono e li assistono. Esortiamo la comunità internazionale a fare della protezione delle vite umane una priorità e a sostenere, ad ogni livello, politiche inclusive che si estendano a tutte le comunità religiose. La terribile situazione di tutti coloro che sono colpiti dall’attuale crisi umanitaria, compresi tantissimi nostri fratelli e sorelle cristiani, richiede la nostra costante preghiera.

Lesbo, 16 aprile 2016

Ieronymos II

Francesco

Bartolomeo I

INCONTRO CON LA CITTADINANZA E CON LA COMUNITÀ CATTOLICA. MEMORIA DELLE VITTIME DELLE MIGRAZIONI

Discorso di papa Francesco

Signor Capo del Governo,

Distinte Autorità,

cari fratelli e sorelle,

da quando Lesbo è diventata un approdo per tanti migranti in cerca di pace e di dignità, ho sentito il desiderio di venire qui. Oggi ringrazio Dio che me lo ha concesso. E ringrazio il Signor Presidente Pavlopoulos di avermi invitato, insieme con il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos.

Vorrei esprimere la mia ammirazione al popolo greco che, nonostante le gravi difficoltà da affrontare, ha saputo tenere aperti i cuori e le porte. Tante persone semplici hanno messo a disposizione il poco che avevano per condividerlo con chi era privo di tutto. Dio saprà ricompensare questa generosità, come quella di altre nazioni circostanti, che fin dai primi momenti hanno accolto con grande disponibilità moltissimi migranti forzati.

E’ pure benedetta la presenza generosa di tanti volontari e di numerose associazioni, che, insieme alle diverse istituzioni pubbliche, hanno portato e stanno portando il loro aiuto, esprimendo nel concreto una vicinanza fraterna.

Oggi vorrei rinnovare un accorato appello alla responsabilità e alla solidarietà di fronte a una situazione tanto drammatica. Molti profughi che si trovano su quest’isola e in diverse parti della Grecia stanno vivendo in condizioni critiche, in un clima di ansia e di paura, a volte di disperazione per i disagi materiali e per l’incertezza del futuro. Le preoccupazioni delle istituzioni e della gente, qui in Grecia come in altri Paesi d’Europa, sono comprensibili e legittime. E tuttavia non bisogna mai dimenticare che i migranti, prima di essere numeri, sono persone, sono volti, nomi, storie. L’Europa è la patria dei diritti umani, e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare, così si renderà più consapevole di doverli a sua volta rispettare e difendere. Purtroppo alcuni, tra cui molti bambini, non sono riusciti nemmeno ad arrivare: hanno perso la vita in mare, vittime di viaggi disumani e sottoposti alle angherie di vili aguzzini.

Voi, abitanti di Lesbo, dimostrate che in queste terre, culla di civiltà, pulsa ancora il cuore di un’umanità che sa riconoscere prima di tutto il fratello e la sorella, un’umanità che vuole costruire ponti e rifugge dall’illusione di innalzare recinti per sentirsi più sicura. Infatti le barriere creano divisioni, anziché aiutare il vero progresso dei popoli, e le divisioni prima o poi provocano scontri.

Per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra, bisogna lavorare per rimuovere le cause di questa drammatica realtà: non basta limitarsi a inseguire l’emergenza del momento, ma occorre sviluppare politiche di ampio respiro, non unilaterali. Prima di tutto è necessario costruire la pace là dove la guerra ha portato distruzione e morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove. Per questo bisogna contrastare con fermezza la proliferazione e il traffico delle armi e le loro trame spesso occulte; vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza. Va invece promossa senza stancarsi la collaborazione tra i Paesi, le Organizzazioni internazionali e le istituzioni umanitarie, non isolando ma sostenendo chi fronteggia l’emergenza. In questa prospettiva rinnovo l’auspicio che abbia successo il Primo Vertice Umanitario Mondiale che avrà luogo a Istanbul il mese prossimo.

Tutto questo si può fare solo insieme: insieme si possono e si devono cercare soluzioni degne dell’uomo alla complessa questione dei profughi. E in questo è indispensabile anche il contributo delle Chiese e delle Comunità religiose. La mia presenza qui insieme al Patriarca Bartolomeo e all’Arcivescovo Ieronymos sta a testimoniare la nostra volontà di continuare a collaborare perché questa sfida epocale diventi occasione non di scontro, ma di crescita della civiltà dell’amore.

Cari fratelli e sorelle, di fronte alle tragedie che feriscono l’umanità, Dio non è indifferente, non è distante. Egli è il nostro Padre, che ci sostiene nel costruire il bene e respingere il male. Non solo ci sostiene, ma in Gesù ci ha mostrato la via della pace. Di fronte al male del mondo, Egli si è fatto nostro servo, e col suo servizio di amore ha salvato il mondo. Questo è il vero potere che genera la pace. Solo chi serve con amore costruisce la pace. Il servizio fa uscire da sé stessi e si prende cura degli altri, non lascia che le persone e le cose vadano in rovina, ma sa custodirle, superando la spessa coltre dell’indifferenza che annebbia le menti e i cuori.

Grazie a voi, perché siete custodi di umanità, perché vi prendete teneramente cura della carne di Cristo, che soffre nel più piccolo fratello affamato e forestiero, e che voi avete accolto (cfr Mt 25,35).

Συχαριστώ!

MEMORIA DELLE VITTIME DELLE MIGRAZIONI

PREGHIERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Dio di misericordia,

Ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini,

che sono morti dopo aver lasciato le loro terre

in cerca di una vita migliore.

Benché molte delle loro tombe non abbiano nome,

da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto.

Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare

il loro sacrificio con le opere più che con le parole.

Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio,

sopportando paura, incertezza e umiliazione,

al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza.

Come Tu non hai abbandonato il tuo Figlio

quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe,

così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie

attraverso la nostra tenerezza e protezione.

Fa’ che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo

dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa

e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace.

Dio di misericordia e Padre di tutti,

destaci dal sonno dell’indifferenza,

apri i nostri occhi alle loro sofferenze

e liberaci dall’insensibilità,

frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi.

Ispira tutti noi, nazioni, comunità e singoli individui,

a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste

sono nostri fratelli e sorelle.

Aiutaci a condividere con loro le benedizioni

che abbiamo ricevuto dalle tue mani

e riconoscere che insieme, come un’unica famiglia umana,

siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te,

che sei la nostra vera casa,

là dove ogni lacrima sarà tersa,

dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio.

Preghiera di Sua Beatitudine IERONYMOS

O Dio di ogni spirito e carne, che hai schiacciato la morte, distruggendo il potere del diavolo e donando vita al tuo mondo, concedi, o Signore, alle anime dei tuoi servitori che hanno lasciato questa vita, il riposo in un luogo di luce, in un luogo di verdi pascoli, in un luogo di ristoro, dove il dolore, la tristezza e il pianto sono stati cacciati. Perdona, Dio buono e amorevole, ogni peccato da loro commesso in pensieri, parole o opere, dato che non c’è uomo che possa vivere senza peccare, poiché Tu solo sei senza peccato: la Tua virtù e la Tua legge sono verità.

Perché Tu sei la Risurrezione, la Vita e il Riposo dei tuoi servitori, o Cristo nostro Dio; e a Te eleviamo la Gloria, come anche al Tuo Padre Eterno e al Tuo Santissimo Spirito, buono e creatore di vita, adesso e per sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera del Patriarca Bartolomeo

Signore di misericordia, di compassione e di ogni consolazione, Ti preghiamo per i nostri fratelli in circostanze difficili e ci rivolgiamo alla tua bontà: nutri i bambini; istruisci i giovani; rafforza gli anziani, dai coraggio ai pavidi; riunisci chi è separato; naviga con quanti navigano; viaggia con quanti viaggiano; difendi le vedove; proteggi gli orfani; libera i prigionieri; guarisci i malati. Ricorda, o Dio, chi è nelle miniere, in esilio, in ardue fatiche e quanti vivono ogni sorta di afflizione, bisogno o sofferenza; e tutti coloro che implorano la tua amorevole gentilezza; coloro che ci amano e coloro che ci odiano; ed effondi su tutti la tua grande misericordia, accogliendo le loro richieste di salvezza.

E ancora preghiamo, Signore della vita e della morte, concedi l’eterno riposo alle anime dei tuoi servitori defunti che hanno perso la vita nel loro esodo da regioni lacerate dalla guerra e nel loro viaggio verso luoghi di sicurezza, pace e prosperità.

Tu infatti, Signore, sei ausilio di chi non ha aiuto, speranza di chi non ha speranza, salvatore di tutti gli afflitti, porto del navigatore e medico dei malati. Sii tutto per tutti, Tu che conosci ogni persona, le sue richieste, la sua famiglia, e i suoi bisogni. Libera, o Signore, questa isola e ogni città e paese da fame, piaghe, terremoto, inondazioni, incendi, spada, invasione di nemici stranieri e guerra civile. Amen.

Dichiarazione di P. Federico Lombardi, S.I

Il Papa ha voluto fare un gesto di accoglienza nei confronti dei rifugiati accompagnando a Roma con il suo stesso aereo tre famiglie di rifugiati dalla Siria, 12 persone in tutto, di cui 6 minori. Si tratta di persone che erano già presenti nei campi di accoglienza di Lesvos prima dell’accordo fra Unione Europea e Turchia.

L’iniziativa del Papa è stata realizzata tramite una trattativa della Segreteria di Stato con le autorità competenti greche e italiane.

Tutti i membri delle tre famiglie sono musulmani. Due famiglie vengono da Damasco, una da Deir Azzor (nella zona occupata dal Daesh). Le loro case sono state bombardate.

L’accoglienza e il mantenimento delle tre famiglie saranno a carico del Vaticano. L’ospitalità iniziale sarà garantita dalla Comunità di Sant’Egidio.

Conferenza stampa durante il volo di ritorno:

Video e trascrizione