San Josemaría a Madrid: Dio è mio Padre!

In questo itinerario per le strade di Madrid, spiccano alcuni episodi della storia di San Josemaría. In particolare il suo sentimento della filiazione divina che si manifestava nella fiducia nella provvidenza divina; la sua semplicità nel rivolgersi a Dio.

In questo itinerario per le strade di Madrid, spiccano alcuni episodi della storia di San Josemaría.

In particolare il suo sentimento della filiazione divina che si manifestava nella fiducia nella provvidenza divina; la sua semplicità nel rivolgersi a Dio; il suo profondo sentimento della dignità di tutto l’essere umano e della fraternità fra gli uomini, in un sincero amore cristiano per il mondo e per le realtà create da Dio; nella sua serenità e ottimismo.

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Piazza Imperatore Carlo V (“Glorieta de Atocha”)

Una particolare esperienza della filiazione divina su un tram

Questa piazza, conosciuta popolarmente come Glorieta de Atocha, è caratterizzata da una riproduzione della 'Fuente de la Alcachofa', il cui originale si trova nel vicino Parco del Ritiro.

Questa piazza, conosciuta popolarmente come Glorieta de Atocha, è caratterizzata da una riproduzione della Fuente de la Alcachofa, il cui originale si trova nel vicino Parco del Ritiro.

Al centro della piazza c’è un ingresso della metropolitana, con un grande lampione. E quello che ora è l’ingresso al sottopassaggio, nel vicino Corso Infanta Isabel, era allora un piacevole viale alberato.

Quando il Fondatore conobbe questa piazza, essa aveva un aspetto molto più tranquillo di quello odierno.

Il 16 ottobre 1931, in questa piazza San Josemaría, dopo aver comprato il giornale, prese il tram della linea 48 (era diretto a Calle General Álvarez de Castro); su quel tram il Signore gli concesse una particolare esperienza della filiazione divina che lo portò ad esclamare più e più volte pieno di gioia: Abba Pater!

Questa esperienza della filiazione divina è alla base dello spirito dell’Opus Dei ed ha avuto una vasta risonanza nella vita del Fondatore e nel suo messaggio spirituale.

Scriveva nei suoi appunti:

«Giorno di Santa Edvige, 1931. Volevo fare orazione, dopo la Messa, nella quiete della mia chiesa. Non ci sono riuscito. Ad Atocha ho comprato un giornale (l'ABC) e ho preso il tram. Fino a questo momento in cui scrivo, non sono riuscito a leggere più di un paragrafo del giornale. Ho sentito affluire l'orazione di affetti, copiosa e ardente. Così in tram e fino a casa.»

Il Centro di Arte Contemporanea in Piazza Santa Isabel 52 è, attualmente, un museo che occupa le sale dell’antico Ospedale Generale.

Piazza Santa Isabel, 52. Antico Ospedale Generale

Mi accompagni a visitare alcuni malati?

Il Centro di Arte Contemporanea in Piazza Santa Isabel 52 è, attualmente, un museo che occupa le sale dell’antico Ospedale Generale.

Vi è allestita una mostra molto importante di arte contemporanea. Una passeggiata per le sale di questo Centro d’Arte – l’ingresso è gratuito se il visitatore si dirige soltanto ai giardini o alla libreria – può servire per immaginare le lunghe corsie piene di infermi ai quali si dedicò il Fondatore dell’Opus Dei dal 21 settembre 1931 fino a dicembre 1934.

“Un giorno – ricorda Herrero Fontana – il Padre (San Josemaría) mi propose:

- Perché non mi accompagni a visitare qualche malato?

Accettai e una mattina andammo all’Ospedale Generale (…) Non potrò più dimenticare l’impressione che mi fece ciò che vidi là dentro.

Era quasi un girone dantesco: le sale, immense, erano disseminate di infermi che, poichè non c’erano letti sufficienti, si affollavano da tutte le parti: sulle scale, nei corridoi, lungo le corsie sopra materassi e giacigli posti direttamente sul pavimento… malati di febbri tifoidee, di polmonite, di tubercolosi che allora era una malattia incurabile.

Durante le sue visite, il Padre, oltre a confessarli, prestava loro piccoli servizi materiali (…): li lavava, tagliava le unghie e i capelli, li radeva e puliva i vasi da notte…

Chiedeva a quegli uomini e a quelle donne malati - molte volte senza speranza per i medici – che offrissero i loro dolori e le loro sofferenze e la loro solitudine per l’opera che faceva con i giovani”

In questo ospedale ebbe luogo il fatto che San Josemaría ricordò varie volte nelle sue catechesi: un giovane imprenditore, Luis Gordon, dovendosi dedicare ad un compito molto ingrato per assistere un infermo – pulire il vaso da notte – pregava il Signore affinchè non trasparisse sulla sua faccia la ripugnanza interiore che sentiva nell’attendere a quel compito. Alluse a questo episodio in un punto di Cammino:

Non è vero, Signore, che ti dava una grande consolazione la “finezza” di quel giovanottone-bambino che, avvertendo il disagio di dover obbedire in una cosa molesta e ripugnante, ti diceva sottovoce: “Gesù, ch'io faccia buon viso!”?

Santa Isabel, 48. Chiesa di Santa Isabel

Testo del “Santo Rosario”. Episodio di “Juan il lattaio”

Juan il lattaio salutava tutti i giorni il Signore dal sagrato della chiesa dicendo ”Gesù, ecco qui Juan il lattaio”

Contigua al Convento (che sta al numero 48 bis) si trova la chiesa di Santa Isabel costruita nel 1565. Questo tempio ha custodito numerose opere d’arte molte delle quali furono distrutte nel 1936.

Una mattina, dopo aver detto Messa, San Josemaría scrisse di getto “Santo Rosario” nella sacrestia di Santa Isabel. Non sappiamo con certezza il giorno, ma forse era la vigilia della festa dell’Immacolata, il 7 dicembre, e poichè stava insegnando a due giovani il modo di recitare il rosario, probabilmente questa fu l’intenzione con la quale lo scrisse: aiutare gli altri a recitarlo.

Sul sagrato di questa chiesa di Santa Isabel, un giovane uomo era solito salutare tutte le mattine: Era “Juan il lattaio” che San Josemaría evocò più volte nei suoi scritti. Questo commerciante di latte era un uomo sveglio, di grande pietà eucaristica, molto amato nel quartiere, molto simpatico, un po’ balbuziente che veniva da Puente de Vallecas e salutava tutti i giorni il Signore dal sagrato dicendo: “Gesù, ecco qui Juan il lattaio”.

Juan veniva tutti i giorni da Puente de Vallecas con il suo mulo caricato con due bidoni del latte e un mantello per la pioggia. Andava in giro a vendere il latte ai parrocchiani. Terminava il suo giro giù per la calle di Santa Isabel. Si avvicinava al convento e lasciava un piccolo contenitore di latte di tre o quattro litri. Di ritorno salutava il Signore nel Tabernacolo, dalla porta, con i suoi bidoni vuoti con il fracasso che ne conseguiva e che San Josemaría sentiva dal confessionale situato molto vicino alla porta.