Prima udienza di Giovanni XXIII a San Josemaría

Il 5 marzo del 1960 Escrivá si reca in Vaticano, in udienza da Giovanni XXIII.

«Il 5 marzo del 1960 Escrivá si reca in Vaticano, in udienza da Giovanni XXIII. Durante la conversazione, con buon umore gioviale e gesticolazioni espressiva, il Papa gli dice:

–La prima volta che ho sentito parlare dell'Opus Dei, mi hanno detto che era un'istituzione imponente e che faceva molto bene. La seconda volta, che era un'istituzione imponentissima e che faceva moltissimo bene. Queste parole mi sono entrate dalle orecchie… l'affetto per l'Opus Dei mi è rimasto nel cuore".

Giovanni XXIII non è un Papa impettito e distante. Al contrario la sua bonomia apre le porte alla fiducia e facilita il dialogo. A un certo punto Escrivá gli spiega le farraginose pratiche e le lunghe attese che ha dovuto sopportare per vent'anni, affinché la Santa Sede desse il via alla presenza nell'Opus Dei di "cooperatori" non cattolici, e anche non cristiani. Giovanni XXIII, buon conoscitore dell'alambiccata burocrazia vaticana, ride di gusto al vivace racconto in cui si contrappongono l'impazienza di Escrivá e i lenti meccanismi curiali. Ma al fondatore dell'Opus Dei ciò che importa è sottolineare il fenomeno innovativo di persone di altre religioni che possono collaborar e a un'opera della Chiesa Cattolica. Per questo e benché l'udienza avvenga due anni prima dell'inizio del Concilio Ecumenico, Escrivá dice a Giovanni XXIII:

–Nella nostra Opera hanno sempre trovato un posto accogliente tutti gli uomini, cattolici o no. Come vede, non ho imparato l'ecumenismo da Vostra Santità: l'ho appreso dal Vangelo».

(Pilar Urbano, Josemarìa Escrivá, romano, pagina 428-429).