Vacanze in Toscana per san Josemaría

Nel 1965 un amico di Álvaro del Portillo, cede la casa di una sua tenuta di campagna a Castelletto del Trebbio, a circa venti chilometri da Firenze, alla condizione che la lascino libera a metà agosto, quando pensa di andarci con la famiglia.

Estati di san Josemaría in Italia (1965-1975)

Forestiero e ospite

Nel 1965 Scaretti, un amico di Álvaro del Portillo, cede la casa di una sua tenuta di campagna a Castelletto del Trebbio, a circa venti chilometri da Firenze, alla condizione che la lascino libera a metà agosto, quando pensa di andarci con la famiglia.

La casa mostra i segni dell'invecchiamento e del disuso, ed è tutt'altro che confortevole. Non ha telefono, né televisione. Per raggiungerla bisogna salire su un'alta collina per una strada sterrata. Tutto attorno ci sono campi coltivati. La zona ha un clima continentale: molto freddo in inverno e molto caldo in estate.

Escrivá, del Portillo, Echevarría e Cotelo trascorreranno al Trebbio alcune settimane di luglio e di agosto.

Al Trebbio - come in qualunque altra casa in cui trascorre le vacanze - Escrivá non dimentica mai che sta usando alcuni mobili e altre masserizie che non sono suoi, e si prodiga per evitare inconvenienti. Se, per organizzare il lavoro e lo studio, occorre spostare qualche mobile, chiede a Javier Cotelo: «Fai un disegno della stanza come era all'arrivo, in modo da lasciarla uguale quando ce ne andremo». Fa in modo che i mobili non urtino le pareti o che venga sostituita una lampadina fulminata, anche se si deve andare a comprarla in paese.

La caccia allo scorpione

Non gli da fastidio sentirsi così, forestiero e ospite. Anzi, Io aiuta a vivere senza lasciarsi andare e sapendosi povero. Cura le cose altrui come se fossero proprie. Durante un'estate, a Londra, si accorge che c'è un transito di formiche perfettamente organizzate in fila indiana che, provenienti dal giardino, entrano da una porta, attraversano il soggiorno ed escono da un balcone. Con l'aiuto di Javier Echevarría, procede allo «sterminio per assorbimento» di tutto quell'«esercito».

Alcuni anni dopo, in vacanza a Premeno in provincia di Novara, parteciperà ad una operazione analoga, armato di un lungo bastone, mentre Javier Echevarría e Javier Cotelo distruggo no un formicaio bruciandolo con la benzina... Quale uomo, per quanto famoso, dotto o santo che sia, non torna bambino per giocare alla guerra, con l'utilissimo pretesto di «annientare» de gli insetti?

A Castelletto del Trebbio, invece, il «nemico da abbattere» saranno gli scorpioni, che hanno il nido vicino alla camera di Javier Echevarría. Escrivá lo prende in giro:

«Javito, si vede che hai il cuore di pietra, perché gli scorpioni vanno sempre dove stai tu...».

E quando un giorno Javier Echevarría racconta di aver appena ammazzato un altro di questi aracnidi, Escrivá, fingendosi seriamente preoccupato, gli dice:

«Senti, non so se è vero, ma ho sentito dire che gli scorpioni vanno sempre in coppia. Questo è un detto della sapienza popolare. Allora andiamo un momento in camera tua per trovare il suo compagno. Che non ti succeda che dopo averne ammazzato uno sia punto dal secondo; e non per vendetta, ma perché erano in due...».

E siccome, casualmente, trovano vivo lo scorpione sparigliato, durante la caccia Escrivá commenta divertito:

«Lo vedi? Lo vedi? Te lo dicevo io! Il fatto è che tu sei un ragazzo di città e non conosci... le meravigliose avventure della vita in campagna».

Lavoro su grandi temi, con la «ascetica delle piccole cose»

In quelle settimane, il lavoro consiste nella revisione di un suo testo che si riferisce all'apostolato con persone sposate

In quelle settimane Escrivá si organizza un orario nel quale ci sia tempo per pregare, per lavorare e per fare sport, fare una passeggiata, andare in gita...

Il lavoro consiste nella revisione di un suo testo - la Istruzione sull'Opera di san Gabriele - che si riferisce ai membri soprannumerari dell'Opus Dei e all'apostolato con persone sposate.

Escrivá aveva cominciato a redigere questo testo nel maggio del 1935 e lo aveva concluso nel settembre del 1950. Ma in quel l'anno non esistevano fotocopiatrici, il ciclostile era scadente e a Villa Tevere la tipografia non era ancora in funzione. E così per distribuire l'Istruzione in tutti i Paesi in cui l'Opera lavorava ne erano state fatte alcune copie a macchina. Sennonché, alcuni copisti, involontariamente, avevano inserito errori di sintassi e di punteggiatura; avevano anche saltato qualche parola.

Nel vedere come si può alterare tutto il significato di una frase per un punto o di una virgola messi al posto sbagliato, o per l'omissione di un avverbio - soprattutto quando si tratta di testi che devono conservare integro il loro carattere «fondazionale» -, Escrivá spiega ad Álvaro e a Javier Echevarría la necessità di «essere esigenti con noi stessi per portare a termine i nostri lavori materialmente bene, perché a Dio non possiamo offrire dei pasticci». In quei giorni insiste molto con loro sulla «ascetica delle piccole cose».

Prende nota delle sue letture per il progetto di un libro - Dialogo - sulla vita contemplativa, che porterà a uno stadio abbastanza avanzato, anche se non arriverà a terminarlo.

Segue i documenti del Concilio Vaticano II. Prega per i grandi temi che devono essere ancora trattati: quello dei religiosi e quello dei sacerdoti. Rende grazie per il documento Lumen Gentium, nel quale si coglie l’eco di alcuni punti dello spirito dell’Opus Dei, che diventano così dottrina della Chiesa, solennemente proclamata e raccomandata.

Escrivá trascorre molto tempo nel piccolo oratorio sistemato lì, al Trebbio, ringraziando per il fatto che la Chiesa aveva posto il suo sigillo a ciò che per tanti anni era stato giudicato con reticenza, e quindi non capito e non accettato.

Dato che in casa non c’è televisione e il giornale arriva molto tardi, ogni giorno, al ritorno della passeggiata, Escrivá chiede ad Álvaro –proprio così, «chiede» - di accendere la radio per ascoltare il notiziario dell’una. Vuole stare al corrente di ciò che succede nel mondo. Mentre ascolta le notizie, fa quasi sempre qualche commento di tono soprannaturale e incoraggia i presenti a pregare per quel Paese, per quella situazione, per quella persona…

Fonte: Pilar Urbano, "Roma nel cuore, gli anni romani di San Josemaría Escrivá (1946-1975)", Ed. Il Pozzo di Giaccobbe, 2010, cap. XVII.