Le visite mariane di San Josemaria Escrivá nella Città Eterna

L'Italia, e specificamente Roma, sono i luoghi in cui San Josemaria ha vissuto la seconda parte della sua vita. E tuttavia, si sa relativamente poco della sua presenza che invece è stata molto fitta. Così il professore Cosimo Di Fazio spiega le ragioni di un libro sugli itinerari mariani del fondatore dell'Opus Dei

È uscito recentemente “Le visite mariane di San Josemaría nella Città Eterna”, di Cosimo Di Fazio, edizioni “Iride per il Terzo Millennio”. Presentiamo il libro attraverso una intervista con l’autore.

Professore, perché un libro sulle visite di San Josemaria ai luoghi mariani di Roma?

Le ragioni dell'opuscolo, suggerito da varie persone, sono molteplici. La più immediata è dettata dall'anno mariano che si sta vivendo nell'Opus Dei. Più profonde le altre. L'Italia, e specificamente Roma, sono i luoghi in cui San Josemaria ha vissuto la seconda parte della sua vita, quasi trent'anni. E tuttavia, diversamente dalla Spagna, si sa relativamente poco della sua presenza che invece è stata molto fitta. Tale presenza non ha un mero valore di cronaca o di curiosità. L'attuale Prelato, Mons. Echevarría, ha spesso ricordato a gruppi di italiani di essersi procurata la preghiera di un santo, perchè il Fondatore ha riempito di preghiere le strade d'Italia, e a maggior ragione di Roma. I luoghi quindi finiscono per avere il ruolo di reliquie. Ho già sperimentato nei miei anni di permanenza a Firenze, con quanto interesse tante persone di varie città toscane chiedevano informazioni sulla presenza di San Josemaria, per avviare o radicare la devozione per lui.

Per quanto riguarda Roma, inoltre, se i luoghi mariani sono una quarantina, si può immaginare quante siano state le frequentazioni di San Josemaria nella Città Eterna e dintorni, di cui si sa ancora poco, perchè l'argomento è stato solo parzialmente esplorato.

Lei ha conosciuto personalmente san Josemaria? Quale lato della sua personalità le ha lasciato un’impressione più profonda?

San Josemaria Escriva a Santa Maria Maggiore. Al centro, don Álvaro del Portillo

Ho avuto il privilegio di aver conosciuto San Josemaria, quasi contemporaneamente all'Opus Dei, a metà degli anni sessanta, essendo venuto a studiare a Roma e abitando alla RUI. Nel febbraio del 1967 venne a trovare i residenti, ma negli anni successivi, sino al 1975, ebbi occasione di stare con lui in diversi incontri familiari. A parte l'apertura di orizzonti che imprimeva negli animi, resta il ricordo profondo del suo dolore per la crisi in cui versava la Chiesa, con la relativa perdita delle anime: una crisi che a chi come me era ancora studente fu chiara come vastità solo anni dopo.

Sono certo che gli insegnamenti e la vigilanza di San Josemaria in quegli anni hanno salvato la fede di migliaia e migliaia di persone dentro e fuori l'Opera. Annoto poi un altro privilegio. Fra il 1986 e 1987 venni a Roma (stavo in quegli anni a Milano), chiamato come altri da don Alvaro del Portillo, allora Prelato dell’Opus Dei per lavorare al processo di beatificazione di San Josemaria. Fu in quella occasione che scoprii la vastità delle frequentazioni italiane del Fondatore, avendo la conferma di quanto diceva talvolta, e cioè che si sentiva più italiano di tutti noi. Percorse la penisola da parte a parte e sono solo due le regioni che solo per caso non toccò: il Friuli e la Sardegna. Per il resto, come ho constatato nei miei anni a Firenze, in una regione come la Toscana ho trovato tracce del suo passaggio anche in paesini appartati della Maremma.

Sappiamo che il libro è stato scritto con l’aiuto di una preziosa guida: il servo di Dio Mons. Alvaro del Portillo. Può raccontarci qualche aneddoto legato alle visite ai luoghi mariani che possa mettere in rilievo l’affetto e la fedeltà che don Alvaro nutriva nei confronti di San Josemaria e dell’Opus Dei? Don Alvaro lo accompagnava sempre?

Don Alvaro ci ha fatto conoscere sempre meglio il tesoro della santità del Fondatore. Per questo visse una totale fedeltà nei suoi confronti. Basti pensare all'erezione dell'Opus Dei a Prelatura personale. Tale fedeltà si traduceva nel portare a compimento intenzioni, progetti e anche semplici suggerimenti lasciati da san Josemaria: basti pensare, per esempio, a Roma alla Pontificia Università della Santa Croce, al Campus Biomedico o al centro di incontri di Castelromano, progetti al servizio della società diventati realtà grazie alla generosità di tante persone. Come scrivo nell'introduzione dell'opuscolo, fu grazie a don Alvaro che fu possibile ricostruire la maggior parte degli itinerari mariani a Roma di San Josemaria. Lo fece, negli anni mariani 1978-1980, convinto che le necessità della Chiesa e dell'Opera potevano avere risposta in un ricorso assiduo alla Madonna, imitando anche in questo aspetto il Fondatore. Ricordo che, abitando in quegli anni a Roma, era facile incontrare don Alvaro in una chiesa dedicata a Maria, e ricordo pure come si andasse a pregare in un luogo che si sapeva essere stato frequentato da lui giorni prima. Fu un movimento vasto e silenzioso da cui derivarono frutti abbondanti per l'Opera e per Roma.

Mons. Alvaro del Portillo, prega davanti alla "Mater Ecclesiae" in Piazza San Pietro

La devozione alla Vergine è stata sempre di grande conforto per san Josemaria anche nei momenti più difficili e travagliati della vita della Chiesa negli anni del postconcilio. Secondo lei ci sono analogie fra le presenti particolari difficoltà che nuovamente la Chiesa sta vivendo e quegli anni in cui San Josemaria diceva che gli doleva la Chiesa?

L'esempio di San Josemaria e di don Alvaro non ebbe importanza solo per le intenzioni e le necessità dei loro tempi. Sono un esempio da tenere sempre vivo. Non è un caso che Mons. Echevarría abbia fatto ricorso a questo richiamo di preghiera mariana anche oggi, e non è la prima volta. Vi sono enormi bisogni spirituali nella Chiesa e nell'Opera e non è pensabile rispondere solo con la buona volontà. L'insegnamento proviene da San Josemaria: le soluzioni arrivano ricorrendo alla Madonna, con una intensa preghiera fiduciosa che fra l'altro fortifica la nostra fede. I momenti difficili e anche drammatici della storia dell'Opera furono tutti risolti in questo modo, e nell'opuscolo ve ne è traccia, preziosa testimonianza per tutti noi. Quelle immagini ascoltarono preghiere ardenti e appassionate del Fondatore, di don Alvaro e di Mons. Echevarría, i cui frutti tangibili contempliamo oggi.

Quali fra i luoghi mariani presenti nel libro potrebbe meglio far parte di un breve percorso per chi volesse ripercorrere i passi di San Josemaria e rivolgere alla Madonna preghiere per la Chiesa di oggi?

Domanda difficile, come quella che rivolgevano a San Josemaria sull'immagine preferita di Maria. Tutte, rispondeva. Però se si considerano le frequentazioni, si nota che molte volte si recò al Divino Amore e più volte all'anno (oltre il 1° gennaio) dalla Salus Populi Romani. Fra l'altro, questa icona e le immagini della Madonna del Soccorso e della Mater Ecclesiae della della Basilica di San Pietro hanno il particolare significato di richiesta di protezione per la Chiesa e per il Papa. In tal senso, l'episodio, raccontato nell'opuscolo e che coinvolse don Alvaro, per cui Giovanni Paolo II decise la collocazione del mosaico della Mater Ecclesiae in Piazza San Pietro, è emblematico perchè dimostra l'amore per la Chiesa che San Josemaria ha inculcato ai suoi figli.