L’artista prega con le sue mani

“In cammino con Cristo” è il titolo della mostra dell’artista Romano Cosci che si è aperta il 20 marzo nella sede della Pontificia Università della Santa Croce a Roma. Pubblichiamo una breve intervista.

Romano Cosci è nato a Seravezza (provincia di Lucca) nel 1939. Lavora a Pietrasanta, un paese vicino a Carrara, famoso per la qualità del marmo che si estrae nella zona. Più di vent’anni fa don Álvaro del Portillo gli diede l’incarico di realizzare una statua del fondatore dell’Opus Dei. Da allora, ha realizzato numerose opere d’arte su San Josemaría, sia dipinti che sculture. La più importante si trova nella Basilica di San Pietro.

“In cammino con Cristo” è il titolo della mostra dell’artista Romano Cosci che si è aperta il 20 marzo nella sede della Pontificia Università della Santa Croce a Roma. Pubblichiamo una breve intervista che Cosci ha concesso a www.josemariaescriva.info

Parlo con le mani

Sono le tre del pomeriggio. La mostra di arte sacra di Romano Cosci occupa il luminoso atrio del “palazzo” sede dell’Università della Santa Croce. L’artista è disponibile a commentare alcune opere di San Josemaría. Ma esita un momento prima di cominciare:

“Non riesco ad esprimermi con le parole, sono solito dire che parlo con le mani. Sono lo strumento che Dio mi ha dato per esprimermi”.

Forse è per questo che è stato tanto attratto dalle mani di San Josemaría ?

“Sì. Fin dal principio. Aveva delle mani molto espressive, insieme delicate ed energiche. Mani che esprimevano forza ed eleganza. Ma, soprattutto, la mia attenzione è stata richiamata dalle mani di San Josemaría nell’atto di pregare

Aveva delle mani molto espressive, insieme delicate ed energiche. Mani che esprimevano forza ed eleganza. Ma, soprattutto, la mia attenzione è stata richiamata dalle mani di San Josemaría nell’atto di pregare.

Cosci indica una scultura delle mani di Josemaría Escrivá nell’atto di sgranare un rosario.

“Da San Josemaría ho imparato che posso pregare con le mani, mentre disegno, dipingo o scolpisco. E questo faccio – o cerco di fare – ogni giorno. Sono convinto che ciascuno, con le sue limitazioni e con i suoi talenti debba dare il massimo. Io ho molte limitazioni, ma anche rendo grazie a Dio per avermi dato il dono della scultura. Un talento limitato – non sono Michelangelo! – ma che devo far fruttare”.

Lei ha visto molte immagini, foto, registrazioni e ha letto testi del fondatore dell’Opus Dei. Che cosa “ha detto” a lei personalmente la figura di Josemaría Escrivá?

“La gente a volte pensa che un artista sia una persona che produce grandi meraviglie al primo colpo. Sbagliano. Il lavoro dell’artista è tanto “lavoro” come tutti gli altri. E’ “travagliato”, faticoso e avvincente allo stesso tempo.”

Mi piace il messaggio di San Josemaría proprio per il fatto che non lascia fuori nessuno: tutti possiamo santificare il lavoro. Io lo intendo come porre la massima passione in quello che facciamo, offrendolo a Dio. San Josemaría mi ha “detto” che ognuno deve scoprire quale dono Dio gli ha fatto. Alcuni lavoreranno con le “parole dette”, altri nella ricerca, uno farà il muratore e un altro il giornalista… Sarebbe ingiusto dire: siccome ho poco talento, allora non faccio niente. Tutti possiamo fare in modo che ogni lavoro diventi un’orazione. Tutti possiamo essere santi”.

Il maestro Cosci cammina lungo l’atrio dove è la mostra, seguendo le opere d’arte con ordine, e le spiega “didatticamente”.

Si trattiene davanti ad un primo disegno a carboncino, poi davanti ad un acquarello con lo stesso soggetto meglio definito.

“Ho deciso di esporlo per mostrare a chi non sa niente di questo, come si svolge il processo fino ad arrivare al marmo. Mi piace far vedere che la scultura è un processo. Richiede pazienza, costanza… Non spunta all’improvviso.

Michelangelo, suo collega, diceva che doveva solo scoprire la figura che stava già nascosta nel marmo…

“Infatti,diceva così – risponde sorridendo – Io penso che se lo diceva era per levarsi di mezzo e dare importanza all’opera, non a se stesso. Un’opera d’arte è lavoro umano. Voglio dire che anche l’artista fatica. Ho letto le lettere di Michelangelo nelle quali descrive quello che ha sofferto, che ha sudato…

Per arrivare a rendere un piccolo dettaglio c’è bisogno di dedizione. E’ vero che nel lavoro c’è anche godimento, ma non tutti i momenti sono così. La gente a volte pensa che un artista è una persona alla quale riescono grandi meraviglie al primo colpo. Si sbagliano. Il lavoro dell’artista richiede altrettanta fatica come gli altri. E’ “travagliato”, faticoso e avvincente allo stesso tempo”.

Un boceto de las manos de san Josemaría

Manos de san Josemaría, en mármol