La più belle vigilie di san Josemaría

Le più belle vigilie di Natale della mia vita furono le quattro consecutive che trascorsi a Roma accanto a San Josemaría Escrivá.

Le più belle vigilie di Natale della mia vita furono le quattro consecutive che trascorsi a Roma accanto a San Josemaría Escrivá. Non ricordo se ci fossero torroni, marzapane o panettoni; è la cosa meno importante. Invece mi pare di sentire ancora le canzoni di Natale che cantavamo davanti al Presepe. E rivedo la statuina di quel Bambino zingarello: un bambolotto grande che presiedeva la riunione di famiglia, e che baciavamo senza alcun pudore, consapevoli che quella bambinata era molto di più di un gioco.

San Josemaría - nostro Padre - ci parlava con voce fievole: alla fine di una giornata si notava che era senza forze, anche nei giorni di festa, che per lui erano ancora giorni di lavoro. Ma quando guardava il Bambino, i suoi occhi diventavano come quelli di un bimbo dallo sguardo furbetto pieno di tenerezza. Accanto a lui ho imparato come altri che si prega anche guardando, con l'immaginazione, con la fantasia…, persino con i sogni.

San Josemaría spiegava qual è il cammino per ottenere questa trasformazione: per essere piccolo bisogna credere come credono i bambini, amare come amano i bambini, abbandonarsi come sanno abbandonarsi i bambini…, pregare come pregano i bambini.

E aggiungeva: Fatti piccolo . Vieni con me e vivremo - ecco il nocciolo della mia confidenza - la vita di Gesù, di Maria e di

Giuseppe.

E Dio fece il Presepe

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