La Preghiera, Maestra di Vita, nell’insegnamento delle grandi figure della Chiesa

La Preghiera, Maestra di Vita, nell’insegnamento delle grandi figure della Chiesa: e’ il tema di un Simposio internazionale, organizzato dalla Pontificia Universita’ della Santa Croce

La Preghiera, Maestra di Vita, nell’insegnamento delle grandi figure della Chiesa: e’ il tema di un Simposio internazionale, organizzato dalla Pontificia Universita’ della Santa Croce, Radio Vaticana

“La preghiera porta ad entrare in rapporto con Dio, insegna a guardare la realtà come Dio la guarda. San Josemaría Escrivá parlava di essere contemplativi in mezzo al mondo, cioè di vivere in mezzo al mondo facendo ciascuno i propri compiti, il proprio lavoro, la propria vita di famiglia, facendolo con lo sguardo di Dio”, ha dichiarato in un'intervista concessa a Radio Vaticana il prof. José Luis Illanes, docente di teologia morale e spirituale dell’Università di Navarra.

Imparare l’arte della preghiera dalle grandi figure della Chiesa. Sant’Agostino, San Bonaventura, Santa Teresa di Gesù ma anche il cardinale Newman o Jacques Maritain sono esempi in cui l’esperienza contemplativa si è fatta maestra di vita. Su questo tema la Pontificia Università della Santa Croce ha organizzato un simposio internazionale dal titolo “La contemplazione cristiana: esperienza e dottrina”, sulla base anche di quanto ha scritto Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte, dove viene ribadito che imparare a pregare è il segreto di un cristianesimo veramente vitale. Tiziana Campisi ne ha parlato con il professore José Luis Illanes...

Domanda- Cosa insegnano questi grandi maestri della preghiera?

Risposta. – S’impara che per essere cristiani bisogna prendere sul serio la propria fede. La fede ci parla di un Dio che ci ha amato e si è manifestato in Cristo. La contemplazione non è altro che il fatto di pensare a questo Dio, di mettersi in rapporto personale con Lui. Questo se uno prende qualsiasi dei grandi maestri della vita spirituale. Sono persone che hanno amato personalmente il Cristo, che hanno riflettuto su Cristo, che hanno preso sul serio il Vangelo e, tramite quel meditare su Cristo, sono arrivati alla comunione con Dio.

D. – Come accostarsi alla scuola di questi maestri?

R. – Essere vicini a loro, leggere le loro opere, ma leggerli lasciando che parlino al proprio cuore. Leggere una Teresa di Gesù, prendere un’“Introduzione alla vita devota di Francesco di Sales” o le omelie di Josemaría Escrivá de Balaguer, o anche la “Storia di un’anima” di Teresa di Lisieux … leggere tranquillamente, non andando in fretta, lasciandoci insegnare da loro a trovare Cristo e riflettere sulla vita di Cristo.

D. – E’ possibile trarre anche dalla loro esperienza un metodo specifico di preghiera?

R. – Direi di sì, anche se allo stesso tempo aggiungerei che in fondo la preghiera non è faccenda di metodo. La preghiera, in fondo, è un parlare con qualcuno, qualcuno che è vicino anche se non Lo vediamo, che è Dio, Gesù che si trova nel Tabernacolo … Forse l’unico metodo che raccomanderei precisamente, quello che raccomandano i grandi maestri, è prendere il Vangelo, leggere il Vangelo, immedesimarsi nelle scene del Vangelo, rivivere il Vangelo come lo hanno vissuto gli Apostoli, altre volte sarà anche guardare un paesaggio e rendere grazie a Dio per la bellezza del mondo, altre volte soffrire, e dunque chiedere a Dio: “Dio, questo perché lo permetti? Cosa cerchi?

Qual è il bene che trarrai da tutto questo?”. Cioè parlare con naturalezza con Dio, questo è il metodo fondamentale. La preghiera viene definita da Teresa di Gesù come parlare di amicizia con Uno che sappiamo ci ama.

D. – E come cambia la vita del cristiano la cui preghiera diventa anche un’esperienza forte di contemplazione?

R. – Non cambia niente e cambia tutto. Quello che cambia è lo sguardo che volgiamo sulla realtà. La preghiera porta ad entrare in rapporto con Dio, insegna a guardare la realtà come Dio la guarda. Escrivá parlava di essere contemplativi in mezzo al mondo, cioè di vivere in mezzo al mondo facendo ciascuno i propri compiti, il proprio lavoro, la propria vita di famiglia, facendolo con lo sguardo di Dio, sapendo che Dio guarda quello che noi stiamo facendo, perché Dio è Padre e si interessa delle nostre cose anche se piccole, e, allo stesso tempo, sapendo che dobbiamo fare le cose con la cura con la quale Dio le fa, perché Dio vuole che noi amiamo gli altri in Suo nome.