In carcere mi hanno dato un libro…

J.A.

Di san Josemaría non sapevo nulla, finché una religiosa delle Figlie della Carità mi portò un suo libro, intitolato Amici di Dio. L’ho letto tutto intero, e ora so che Dio non soltanto sta in cielo e sulla terra, ma sta anche dentro di me. Durante l’infanzia avevo ricevuto una buona educazione cattolica, ma quando sono diventato adolescente i miei amici mi dicevano: “Dio non esiste, che sciocchezza, devi progredire, ti devi aggiornare...”. E io mi lasciavo trascinare... Certe volte è bene che qualcuno venga e ti parli chiaro; e san Josemaría mi ha parlato attraverso quel libro.

Mi sono reso conto fino a che punto avevo lasciato il Signore lontano dalla mia vita e di quanto lo avevo defraudato. A questo punto ho cominciato a capire che Dio non è un numero telefonico di soccorso da chiamare in caso di emergenza; ho scoperto, invece, che bisogna amarlo nella buona e nella cattiva sorte, e che bisogna tenerlo sempre accanto, perché senza di Lui non si può far nulla.

Grazie a questo libro ho iniziato un cammino che fino a oggi non mi sono pentito di aver preso. Ho cominciato a leggere tutti i libri di san Josemaría; poi li prestavo ai miei compagni di carcere e loro… non me li restituivano!

Quando la croce della Giornata Mondiale della Gioventù è passata nel carcere, il mio cuore ha preso a battere forte, e così è nato un sogno, un progetto meraviglioso: far venire mia sorella, che vive nel mio Paese d’origine, alla GMG di Madrid e parteciparvi assieme. Io lavoravo nella lavanderia del carcere e guadagnavo ben poco denaro, ma se lo avessi risparmiato, avrei potuto pensare seriamente di farcela.

Allora mia sorella aveva 20 anni, studiava all’Università e non aveva i mezzi economici per riuscire a venire. La mia famiglia è andata in frantumi sei anni fa: mio padre ha abbandonato mia madre, lasciando lei e mia sorella praticamente sul lastrico. È vero che mia sorella studia grazie a mio padre, ma con molti sforzi.

Con questo miraggio, ho riposto nel Signore ogni mia speranza e, dopo un anno in cui mi sono privato persino dell’indispensabile, sono riuscito a mettere da parte il denaro e a inviarlo a mia sorella. Così ha potuto iscriversi alla GMG con la delegazione ufficiale della Conferenza episcopale del mio Paese.

Quando sembrava che il sogno stesse per divenire realtà, mi hanno rifiutato il permesso di partecipare alla GMG. Avevo scontato 4 anni di una condanna a 6, mi rimanevano 3 mesi per ottenere la libertà condizionata, e inspiegabilmente la direzione della prigione, sapendo che mia sorella sarebbe venuta a Madrid e che io avevo messo da parte il denaro con molti sacrifici, mi ha rifiutato i permessi senza alcuna ragione.

A due mesi dall’inizio della GMG mi sarei strappato i capelli: avevo scritto lettere al direttore del carcere, al giudice, alla Vigilanza penitenziaria..., spiegando la mia situazione e che mi avrebbe fatto piacere partecipare alla GMG con mia sorella, dopo 4 anni che non vedevo né lei né altri della mia famiglia perché io in Spagna non ho nessuno. Non avevo ricevuto risposta e già cominciavo a perdere ogni speranza; la GMG era dietro l’angolo ed ero sul punto di darmi per vinto. Proprio allora mia sorella ha cominciato una novena a san Josemaría: 9 giorni di mortificazione, di preghiera e di raccoglimento, chiedendogli che mi rilasciassero quel permesso di cui avevo tanto bisogno.

Ormai ero convinto che soltanto mia sorella sarebbe andata a Madrid in agosto; e per me era la cosa più importante. Tuttavia continuavo a sentirmi impotente per il fatto che, malgrado tanto impegno e tante privazioni, non avrei potuto accompagnarla e mi sarei dovuto accontentare di vederla per due ore dietro il vetro del parlatorio. Tante privazioni per vederla in quel modo.

A quel punto è accaduto il miracolo: il giorno dopo che mia sorella ha terminato la novena, il decimo giorno, mi è arrivata la decisione della Vigilanza, con la quale mi si autorizzava a uscire durante i sei giorni della GMG per andare a Madrid e rivedere mia sorella.

Non riuscivo a crederci, ma finalmente sono arrivati i giorni della GMG e ho potuto riabbracciarla. Il momento culminante di quella settimana è stato l’incontro dei giovani col Papa a Cuatro Vientos. Quella sera ho deciso di non fare aspettare ancora il Signore; ho deciso di donargli la mia vita, di vivere soltanto per Lui. Vivere in santità, santificare il mio lavoro, i miei studi che ormai ho ripreso; e a santificare la mia vita e quella degli altri.

San Josemaría mi ha insegnato a vivere: quest’uomo mi ha fatto reagire e gli debbo molto per quello che sono. Egli mi ha formato spiritualmente e mi ha aiutato a fare pulizia dentro di me, a perdonare, a chiedere perdono, a perdonare me stesso, e mi ha insegnato che Gesù è realmente nostro amico, nostro Padre, e che ci ama più di ogni altro. Prima di conoscerlo io non avevo niente, non ero niente. Ora sono felice e la mia vita, grazie a Lui, finalmente ha un senso.

Ora che ho finito di scontare la mia pena, sono ritornato nella mia terra, diverso da come ero quando sono entrato in prigione; e tutto grazie a Dio, che ha preso la mia vita per ricostruirla nuovamente. Ora che gli ho donato la mia vita, mi sto preparando, se Dio vuole, a entrare in seminario.