Giornata di Studio in occasione del XXV Anniversario della Prelatura dell’Opus Dei

La figura giuridica della Prelatura personale è quella che meglio si adegua al fenomeno pastorale che San Josemaría Escrivá “vide” il 2 ottobre del 1928.

La figura giuridica della Prelatura personale è quella che meglio si adegua al fenomeno pastorale che San Josemaría Escrivá “vide” il 2 ottobre del 1928.

Venticinque anni dopo la Costituzione Apostolica Ut sit, con cui Giovanni Paolo II costituì la Prelatura dell’Opus Dei, diversi esperti e personalità della Chiesa si sono riuniti nella Pontificia Università della Santa Croce, per approfondire il significato teologico e giuridico della prima Prelatura personale.

Il Prelato dell’Opus Dei, Mons. Javier Echevarría, ha spiegato che la figura giuridica della Prelatura personale è quella che meglio si adegua al fenomeno pastorale che San Josemaría Escrivá “vide” il 2 ottobre del 1928 (data fondazionale dell’Opus Dei): un’istituzione “costituita da cristiani comuni” impegnati nel diffondere capillarmente il convincimento “che la fede può e deve impregnare, dal di dentro, l’intera esistenza umana con tutte le realtà che la compongono: in primo luogo, le esigenze del lavoro professionale e, in generale, la vita familiare e sociale”. In questo modo la Prelatura vuole aiutare ciascuno a ricucire il “divario tra la fede e la propria esistenza concreta fatta di lavoro e di occupazioni terrene”.

“La formazione – ha aggiunto il Prelato – appare come il compito in cui si riassume tutto il lavoro dell’Opus Dei”, così che le persone che si avvicinano alla Prelatura “possano agire con senso cristiano nella vita professionale, familiare e sociale e, con la coscienza ben formata, siano in grado di decidere liberamente le proprie opzioni”.

La figura delle Prelature personali è una creazione del Concilio Vaticano II, con la quale si intende favorire il dinamismo evangelizzatore della Chiesa. L’aggettivo “personale” sta a significare che la giurisdizione del Prelato non è delimitata ad un territorio ma riguarda fedeli appartenenti a più Diocesi, che per le loro circostanze personali hanno bisogno di una speciale cura pastorale. Essi, infatti, appartengono sia alla Diocesi dove hanno il domicilio, sia alla Prelatura personale.

Prof. Giuseppe Dalla Torre

Il Card. Camillo Ruini, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, ha iniziato il suo intervento ringraziando la Prelatura dell’Opus Dei “per il servizio che svolge in favore delle Diocesi di tutto il mondo e in particolare in quella di Roma”, non solo attraverso gli incarichi che alcuni sacerdoti della Prelatura ricoprono nelle parrocchie o negli altri servizi diocesani, ma soprattutto nello sforzo per la santità e per l’apostolato che ogni fedele promuove: questo è “il servizio pastorale più specifico e più diretto dell’Opus Dei alle Diocesi”.

In questo contesto ha sottolineato l’importanza dei percorsi ed incontri formativi promossi dalla Prelatura “indirizzati a illuminare la ricerca della santità e l’esercizio dell’apostolato dei laici tramite il proprio lavoro e le circostanze personale di ciascuno”.

Il Card. Julián Herranz, Presidente emerito del Pontificio Consiglio dei Testi Legislativi, ha concentrato il suo intervento sui lavori preparatori della Costituzione Apostolica ‘Ut Sit’ con cui Giovanni Paolo II costituì la Prelatura dell’Opus Dei. Il Cardinale ha spiegato che il processo di elaborazione della Bolla pontificia, mostra “la profondità e lo spirito collegiale con cui Giovanni Paolo II seguiva e dirigeva il lavoro della Congregazione per i Vescovi”: ci fu una vasta consultazione fra 2084 vescovi di 34 nazioni.

Il Prof. Giuseppe Dalla Torre, Rettore della LUMSA, ha analizzato i diversi riconoscimenti civili della Prelatura dell’Opus Dei. Questa ha prodotto innovazione nell’ordinamento canonico, ma al tempo stesso ha creato un fermento negli ordinamenti secolari, nel momento del riconoscimento civile della Prelatura.

Mons. Fernando Ocáriz, Vicario Generale dell’Opus Dei, ha parlato dell’apostolato ‘ad fidem’ e dell’ecumenismo che la Prelatura cerca di realizzare sia a livello istituzionale che a livello personale nella vita di ciascun membro.

“Con la formazione permanente che ricevono, i fedeli dell’Opus Dei hanno la possibilità di svolgere quello che potremmo chiamare un ecumenismo personale”, che si esercita nei rapporti familiari, professionali e sociali. Mons. Ocáriz ha sottolineato che, sia nel dialogo con i non cristiani che in quello ecumenico, la motivazione di fondo non è “il desiderio di affermazione personale o di far prevalere le proprie convinzioni, ma di carità cristiana, di amore sincero per tutte le anime, alle quali si desidera trasmettere il bene inestimabile della fede in Cristo o la pienezza di questa fede”.

Il Prof. Paul O`Callaghan, Decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce, ha detto che “la peculiarità dell’impegno dell’Opus Dei rispetto all’insegnamento conciliare, non è nella novità del suo messaggio; è nel fatto che l’Opera si sforza a mettere in pratica la missione della Chiesa a promuovere la sua effettiva realizzazione”. Con la costituzione della Prelatura, “non si trattava quindi di offrire un ulteriore approfondimento teorico del messaggio conciliare, né di aggiungerne elementi nuovi, ma semplicemente di metterlo in pratica”. La missione della Prelatura – ha proseguito – “semplicemente coincide con quella della Chiesa; i suoi fedeli non cambiano nulla, agiscono. L’Opera non ha una dottrina particolare, una teologia propria. Vuole essere semplicemente una piccola parte della Chiesa”.

Il professore Eduardo Baura, coordinatore della Giornata di Studio, ha spiegato che “nonostante qualche perplessità iniziale, legata soprattutto al tipo di coordinamento pastorale con le singole Diocesi, la scelta di dare vita alle Prelature personali si è rivelata essere un bene per le stesse Diocesi”. Trascorso un quarto di secolo, “l’esperienza della prima Prelatura personale dimostra che questa figura potrebbe risultare molto utile per affrontare alcune necessità pastorali attuali, caratteristiche di una società segnata – fra altri fattori – dalla mobilità delle persone e dalla multiculturalità”.

Il Prof. Baura ha inoltre sottolineato che l’erezione della Prelatura ha significato la solenne “assunzione da parte della Gerarchia del fenomeno pastorale creatosi”. Infatti, il Papa nomina il Prelato, il quale, come tutti gli Ordinari, deve riferire alla Congregazione per i Vescovi o a quella di Propaganda Fide.