Edizione critica di 'Santo Rosario'

Proponiamo un’intervista a D.Pedro Rodriguez, D.Javier Sesé e D.Costantino Anchel, autori della recente edizione critica di 'Santo Rosario' pubblicata, scritto nel 1931 “tutto d’un fiato”.

Proponiamo un’intervista a D.Pedro Rodriguez, D.Javier Sesé e D.Costantino Anchel, autori della recente edizione critica di 'Santo Rosario' scritto nel 1931 “tutto d’un fiato”. Con parole di D. Pedro Rodriguez – che a sua volta, parafrasa il teologo tedesco Romano Guardini -, San Josemaria, in questo libro, parla di Dio in una maniera che il cuore umano lo comprende immediatamente.

Don Pedro Rodríguez

Il teologo Don Pedro Rodriguez è autore dell’edizione critico- storica di 'Cammino'. Si tratta di un volume di 1200 pagine, che ha dato inizio a una serie di analisi sugli scritti del Fondatore dell’Opus Dei che si pubblicheranno col titolo di 'Opere complete di San Josemaria'.

Cosa portò San Josemaria a scrivere un libro sul Rosario?

Lo scrisse perché Dio lo spingeva a farlo e gli “veniva dal cuore” esprimere quel modo contemplativo di mantenere il rapporto con il Signore e la Madonna. Allo stesso tempo, voleva imprimerlo – spiegò al suo direttore spirituale – “col fine di spingere i nostri amici verso i cammini della contemplazione”. Si riferiva ai giovani studenti e professionisti con cui aveva rapporti.

Quali sono le novità più rilevanti su 'Santo Rosario' che sono state scoperte dopo averlo analizzato a fondo?

Molte. Voglio dire che è molto ciò che non sapevamo e abbiamo imparato, durante tutta la ricerca, sulla storia della redazione di 'Santo Rosario'. Ricercando tra gli appunti, i fogli e le lettere di san Josemaria, abbiamo potuto vedere la gestazione delle due fasi redazionali del libro e altre parti che nel corso degli anni si sono aggiunte: Prologhi, Note dell’Autore, ecc. In un altro ordine di idee mi ha impressionato molto l’unità che si evince ovunque in quella storia, tra la lectio divina, la contemplazione e la testimonianza apostolica.

La ricerca ha svelato alcuni particolari sulla redazione “tutta d’un fiato” che realizzò il santo?

Senza dubbio questa è una delle principali chiarificazioni ottenute. Adesso, come dicevo, conosciamo tutta la storia testuale di 'Santo Rosario', che è descritta punto per punto nell’edizione critica. E lì vi rimando per non dilungarmi troppo. È così, in effetti: San Josemaria lo scrisse nel 1931, probabilmente il 6 dicembre, davanti al presbiterio di Santa Isabel, “tutto d’un fiato” come diceva lui; “in una seduta” come disse qualche volta don Álvaro del Portillo.

Quando si propone la 4ª edizione nel 1945, un bel libro formato tascabile con disegni di Luis Borobio, l’Autore decide di fare un ampliamento testuale in quasi tutti i misteri per inquadrare bene la sequenza testo – registro dell’impaginazione del libro. I nuovi testi sono, soprattutto, passaggi biblici, che si inseriscono lasciando intatta l’opera del 1931.

Questo “strappo” riporta alla mia memoria alcune parole di Romano Guardini a proposito del suo interessante libro sul Rosario. Per più di vent’anni scrisse bozze su bozze che non lo soddisfacevano. “Il compito più arduo di un scritto spirituale - dice – dovrebbe essere senza dubbio parlare di Dio in modo che il cuore lo comprenda immediatamente. Però chi può farlo….?” Forse queste parole del grande teologo tedesco possano spiegare ciò che succede con Santo Rosario, senza bozze, scritto d’un fiato: che il cuore lo comprende immediatamente….

È la seconda analisi critico-storica di un’opera di San Josemaria. Che caratteristiche spirituali e letterarie ha in comune con Cammino?

La stesura di Cammino avviene nell’arco di dieci anni – gli anni Trenta dello scorso secolo – e riflette pertanto, la ricca esperienza spirituale dell’Autore in quei primi anni della vita dell’Opus Dei. Invece, come ho già detto, il testo emblematico di Santo Rosario fu scritto in un giorno. Però l’unità di entrambi i libri è totale. È la stessa penna che scrive 'Santo Rosario' e determinati punti di 'Camino' che sono quasi simultanei.

Un dato interessante: alla fine dell’edizione critico-storica di Cammino c’è un indice cronologico dei punti del libro. Lì si può vedere che nei primi sei giorni della Novena dell’Immacolata del 1931, san Josemaria scrisse i futuri punti 853, 854, 855, 870, 771, 864, 430 e 857. Il settimo giorno scrisse Santo Rosario. Invito il lettore a leggere e meditare questi punti contemporaneamente a Santo Rosario. Noterà che, spiritualmente e letteralmente, il fulcro è il senso della filiazione divina e la vita d’infanzia.

Quali altre edizioni critico- storiche dobbiamo aspettare?

Quelle di tutte le opere di San Josemaria, pubblicate e inedite. Alla maggior parte di queste stanno già lavorando i ricercatori. Senza fretta e senza pausa… è un lavoro che dura molti anni. Per quanto ne so, le prossime edizioni sono quelle che storicamente seguono Cammino e Santo Rosario (tra le opere pubblicate): 'Colloqui con Mons. Escrivà de Balaguer' e 'È Gesù che passa'.

Matematico e esperto in Teologia Spirituale Don Javier Sesé lavora soprattutto sullo studio della natura dell'orazione, la contemplazione; la filiazione divina e la centralità trinitaria e cristologica della vita spirituale; l'esperienza e l'insegnamento dei santi come fonte di teologia. Tra le sue opere "Fonti per la storia dell'Opus Dei", Ariel, Barcelona, 2002, che pubblicò con Federico Requena.

Don Javier Sesé

Che cosa aggiunge Santo Rosario alla storia della devozione mariana tradizionale?

Spiccherebbero, soprattutto, due aspetti collegati tra loro: una maniera di recitarlo fortemente contemplativa, che mostra, tra le altre cose, la profondità che può raggiungere una preghiera vocale ben vissuta; e l’approccio di questa preghiera contemplativa dall’infanzia spirituale, che dà un particolare tono di semplicità, tenerezza e audacia al dialogo di amore con Dio e con sua Madre.

Come si inquadra questo libro nell’esperienza interiore personale di San Josemaria?

Nel nostro studio si evidenzia come la stesura del 1931 fu il culmine di alcuni mesi particolarmente intensi della vita interiore e apostolica di San Josemaria, segnati particolarmente da luci soprannaturali sulla filiazione divina e l’infanzia spirituale, e per una generosa risposta personale a queste luci, che arricchì profondamente la sua vita personale e contribuì decisamente al primo sviluppo del lavoro dell’Opus Dei.

Che cosa metterebbe in risalto dal punto di vista teologico-spirituale in Santo Rosario?

La capacità di esprimere in poche, però concrete e belle, parole, la profondità dei principali misteri della vita di Gesù Cristo e Maria, raggiungendo una difficile armonia tra questi due elementi della preghiera cristiana, che da sempre consigliò nei suoi insegnamenti San Josemaria: pietà di bambini e dottrina di teologi.

Don Constantino Anchel

Teologo e ricercatore del Centro di Documentazione e Studi Josemaria Escrivà, Don Constantino Anchel è una delle persone che più conosce la vita di San Josemaria.

Ogni libro di San Josemaria ha uno stile particolare: punti brevi, omelie, racconti di scene… da questo punto di vista cosa attrae di Santo Rosario? È singolare nella letteratura cristiana?

Dice Mons. Echevarria, nel prologo, che “molti scrittori e innumerevoli lettori considerano questo libro come un vero gioiello dal punto di vista letterario, per il suo stile e le sue immagini suggestive: per la chiarezza della sua prosa, che lo rende accessibile a tutti, indipendentemente dalla formazione culturale o letteraria; per la profondità e semplicità con cui espone le scene evangeliche”. I testi di Santo Rosario, “sono testi che fanno, più che dicono” per dirlo con parole di un esperto filologo.

I problemi che dal punto di vista letterario presentava 'Santo Rosario' erano difficili da risolvere. L’autore doveva descrivere scene evangeliche molto note e meditate, in un breve spazio e in una maniera che aggiungesse qualcosa in più. E il risultato è un’opera che letteralmente manifesta spontaneità e bellezza. Come si risolve? Ibañez Langlois afferma che la chiave è “il punto di vista narrativo”, attraverso cui si insinua nelle scene come un testimone oculare, che gli permette di parlare in prima persona dei fatti che accadono, coinvolgendo, a sua volta, il lettore con l’invenzione di personaggi che entrano in dialogo con l’autore: il narratore bambino e il lettore bambino.

Che senso hanno le illustrazioni in quest’opera?

Nel 1934, quando si preparava la stampa della prima edizione di Santo Rosario, San Josemaria volle che il testo fosse accompagnato da illustrazioni. Le incaricò all’architetto Ricardo Fernandez Vallespin, che cercò l’ispirazione, sono parole sue, nei maestri, e ricorse spesso alla Biblioteca Nazionale. Per circostanze che non conosciamo, probabilmente per le difficoltà tecniche che presentava la modesta tipografia a cui si ricorse per l’edizione di Santo Rosario, si ebbe solo la stampa col testo.

Anche l’edizione successiva, fatta a Valencia nel 1939, non presentava immagini. Fu l’edizione del 1945 quella che vide realizzare il desiderio di San Josemaria, contando sul buon lavoro di Luis Borobio.

Il desiderio di San Josemaria riprende quella che è la tradizione dei libri sul Rosario. Quando si cominciano a stampare nel secolo XV, i testi sono generalmente accompagnati da illustrazioni, secondo le modalità che permetteva la recente invenzione della stampa: le illustrazioni sostituivano le miniature dei codici e intervengono i grandi maestri di quest’arte, specialmente in Germania e in Italia.

Interessante è che queste illustrazioni non hanno un fine ornamentale, ma si integrano nella struttura e nel progetto del libro; questo perché tali opere non sono dirette solo alla gente colta, ma anche agli ignoranti. Devono essere, pertanto, alla portata di tutti, anche di quelli che non sanno leggere: così alimenteranno la loro immaginazione e la loro memoria con la contemplazione delle realtà divine.

Santo Rosario è stato di ispirazione ad altri artisti?

Luis Borobio afferrò molto bene il clima spirituale di 'Santo Rosario'. Però, è ovvio, non c’era alcun vincolo tra il testo e le belle immagini del giovane architetto aragonese. L’edizione successiva fu in Portogallo, il libro apparve con illustrazioni di un altro autore. Di fatto, gli editori del libro hanno costantemente cercato nel ricchissimo patrimonio artistico cristiano, rappresentazioni dei misteri che fossero in sintonia col testo di San Josemaria, come si può constatare rivedendo la lista dell’edizioni che viene riportata alla fine dell’edizione critica.

Però ha anche stimolato la creatività di diversi artisti, che hanno elaborato le rappresentazioni delle scene, d’accordo con quello che suggeriva la lettura dell’opera. In questo senso, sorprende la maniera in cui autori di diverse sensibilità culturali ed etniche abbiano saputo plasmare le scene dei misteri d’accordo con le tradizioni del proprio popolo, come si vede nell’edizioni russe, cinesi o keniote.

SANTO ROSARIO. EDICIÓN CRÍTICO-HISTÓRICA a cura di Pedro Rodríguez, Constantino Anchel y Javier Sesé.