Anniversario del transito al Cielo di Mons.Avaro del Portillo

All’alba del 23 marzo 1994, poche ore dopo il ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, dove aveva seguito con intensa pietà il cammino terreno di Gesù, da Nazareth al Santo Sepolcro, il Signore chiamò a Sé questo suo servitore buono e fedele.

All’alba del 23 marzo 1994, poche ore dopo il ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, dove aveva seguito con intensa pietà il cammino terreno di Gesù, da Nazareth al Santo Sepolcro, il Signore chiamò a Sé questo suo servitore buono e fedele. La mattina precedente aveva celebrato la sua ultima Messa nella chiesa del Cenacolo a Gerusalemme.

Monsignor Álvaro del Portillo

Lo stesso 23 marzo, il Santo Padre Giovanni Paolo II si recò a pregare dinnanzi alle sue spoglie mortali, che ora riposano nella cripta della chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace – viale Bruno Buozzi, 75, Roma –, continuamente accompagnate dalla orazione e dall’affetto dei fedeli dell’Opus Dei e di migliaia di persone che ricorrono alla sua intercessione.

Il 26 giugno 1975 morì a Roma san Josemaría Escrivá. Il 15 settembre di questo stesso anno, fu eletto come suo successore nel governo dell’Opus Dei don Alvaro del Portillo. Don Alvaro aveva lavorato per quasi quarant’anni vicino al Fondatore ed era in quel momento Segretario Generale dell’Opus Dei.

Monsignor Alvaro del Portillo nacque a Madrid l’11 marzo 1914, terzo di otto fratelli, in una famiglia dalle profonde radici cristiane. Nel 1935 entrò a far parte dell’Opus Dei, che era stato fondato sette anni prima. Grazie alle sue non comuni doti di intelligenza e disponibilità, molto presto divenne il sostegno più valido di san Josemaría. Visse con fedeltà piena la sua vocazione cristiana, mediante la santificazione del lavoro professionale e il compimento dei suoi doveri, e svolse un’amplissima attività apostolica, caratterizzata da una sincera e leale amicizia, tra i suoi compagni di studio ed i suoi colleghi di lavoro.

Era Ingegnere civile, Dottore in Filosofia e in Diritto Canonico. Il 25 giugno 1944 fu ordinato sacerdote. Da allora si prodigò in pienezza nell’adempimento del ministero pastorale, al servizio dei membri dell’Opus Dei e di tutte le anime. Nel 1946 stabilì la propria residenza a Roma, accanto a san Josemaría; a partire da quel momento il suo servizio alla Chiesa si rese evidente anche nella dedicazione agli incarichi affidatigli dai successivi pontefici, come Consultore di diversi Dicasteri della Curia Romana e, in particolare, mediante l’attiva partecipazione ai lavori del Concilio Vaticano II.

Dal 1975 guidò l’Opus Dei. Il 28 novembre 1982, il Santo Padre Giovanni Paolo II eresse l’Opera in Prelatura personale e lo nominò Prelato dell’Opera; il 6 gennaio 1991 gli conferì l’ordinazione episcopale.

Nel 1985 – realizzando un desiderio di san Josemaría – fondò a Roma il Centro Accademico Romano della Santa Croce, divenuto successivamente Università Pontificia della Santa Croce. Durante i diciannove anni di guida dell’Opus Dei, l’attività apostolica della Prelatura si estese a venti nuovi paesi. Tutta l’attività dispiegata da Mons. Alvaro del Portillo nel governo dell’Opus Dei fu caratterizzata dalla fedeltà al Fondatore e al suo messaggio, e dallo zelo nel servire la Chiesa.

Era solito affermare che la morte del Fondatore dell’Opus Dei aveva fissato la fine della tappa fondazionale, però aveva anche segnato l’inizio della “tappa della continuità”. In questo senso, promosse e incoraggiò personalmente numerose iniziative apostoliche tra persone di tutti gli ambienti, soprattutto a favore dei più bisognosi, al servizio della società, tanto nel terreno educativo e assistenziale, come in quello familiare.

Seguendo gli insegnamenti di san Josemaria, gettò le radici della propria dedizione al compimento della missione ricevuta in un profondo senso della filiazione divina, frutto dell’azione dello Spirito Santo, che lo portava a cercare l’identificazione con Cristo in un fiducioso abbandono alla Volontà di Dio Padre, costantemente alimentato dalla celebrazione della Santa Messa, dall’orazione, dall’amore all’Eucaristia e da una tenera devozione alla Madonna.

La sua fedeltà alla Chiesa si manifestava nella totale comunione con il Papa e con i vescovi. La carità verso tutti, la sollecitudine vivissima per le sue figlie e i suoi figli dell’ Opus Dei, l’umiltà, la prudenza e la fortezza, l’allegria e la semplicità, la dimenticanza di se stesso e l’ardente anelito di conquistare anime a Cristo, rispecchiato anche nel suo motto episcopale – regnare Christum volumus! –, assieme alla bontà, alla serenità e al buon umore che da lui emanavano, sono aspetti che si fondono a comporre il ritratto della sua anima.